CURA E TERAPIA

La terapia è un nome, la cura un verbo, si declina con curare e si identifica col fare, l’azione. Il medico dà la terapia, propone un farmaco che è l’essere nelle cose, la sostanza (οὐσία, ὑποκείμενον) o prIncipio attivo (più o meno consapevolmente e con un linguaggio aristotelico). La medicina presuppone lo stato di salute e di normalità (due parole che sanno di teologia: in francese santità si scrive sainteté e salute santé).

C’è una differenza sostanziale tra cura e terapia. La terapia è un nome, la cura un verbo, si declina con curare e si identifica col fare, l’azione. Il medico dà la terapia, propone un farmaco che è l’essere nelle cose, la sostanza (οὐσία, ὑποκείμενον) o prIncipio attivo (più o meno consapevolmente e con un linguaggio aristotelico). La medicina presuppone lo stato di salute e di normalità (due parole che sanno di teologia: in francese santità si scrive sainteté e salute santé). Nei manuali di fisiopatologia non è presente la nozione di norma; là dove c’è è intesa come privazione del sintomo o dello stato di malessere. Ciò che è normale è indefinibile, come tutto quello che non ha riscontro nella realtà. Lo stato di salute non riusciamo a classificarlo e del corpo ci accorgiamo solo quando è ammalato. Con la parola normalità sottintendiamo un modello di perfezione che è storico e culturale, da recuperare attraverso la mediazione della terapia, che nel nostro immaginario significa farmaco. A questo altro supposto e inesistente diamo il nome di guarigione (la chiamiamo remissione con una parola che ricorda la redenzione e la remissione dai peccati). Il problema è teologico prima che epistemologico; non riusciamo ad accettare che quello strano essere fatto a immagine e somiglianza sia per natura malato e corruttibile. E non è così e lo sappiamo. Siamo esposti al male e alla mala/ttia dalla nascita e anche prima, conviviamo con virus e batteri, sfidiamo la sorte dal primo respiro, gli organi sono programmati alla decomposizione, ospitiamo un male silente. La malattia mentale ci accompagna tutta la vita e le problematiche sessuali sono diffuse; di persone realmente integre io non ne conosco e l’impotenza è comunque una forma di apostasia. Il concetto di salute, come quello di normalità porta per causa e effetto a quello di guarigione; ma se è sbagliata la premessa risulta immotivata la conclusione. La cura è invece più simile a un prendersi cura di quello che è precario, cagionevole, caduco. E’ qualcosa di ampio che tocca l’etica e la politica di una comunità in frammenti che si dà la forma di uno stato. Qualcuno ha sentenziato la vita come una lunga agonia; non la butto però sul patetico, a meno che non abbiate una suocera che ve lo ricordi ogni maledetto giorno. Dovremmo parlare più propriamente di prenderci cura di una vita che è fragile, naturalmente predisposta alla degenerazione, piuttosto che di terapie che non trovano conferma sul piano ontologico, sono di dubbia (a volte ma non sempre) efficacia in quello scientifico, non risolvono l’inconsistenza antropologica. Ma lo sappiamo, la medicina cura il sintomo e non la malattia, non può invadere il campo della politica e dell’economia. Ripieghiamo sulla guarigione che trattiamo coi riguardi di una redenzione, rifiutando la banale verità di essere e non di avere un corpo (quante volte avete sentito dire il mio corpo? Con quel che lascia intendere: mio, della mia anima), ci sentiamo prigionieri, esuli in casa nostra e lo subiamo come qualcosa di fastidioso; compensando la mancanza nella carne di quella sostanza che ha il significato della salvezza. E che i più chiamano Dio, ricercandolo nel farmaco e nella terapia; rendendo grazia (εὐχαρίστω) quando lo ricevono.
adesso (8) (2).jpg

Autore: Giancarlo Buonofiglio

Manipolo paradossi sito web http://giancarlobuonofiglio.weebly.com/

5 pensieri riguardo “CURA E TERAPIA”

  1. E il paradosso è che il farmaco è un veleno. Somministrato in dosi accettabili per un dato periodo, che risolve un problema e ne può scatenare altri con una probabilità minore ed effetti meno gravi del male che “cura”

    Piace a 1 persona

    1. penso anche io; con la parola pharmakon (φάρμακον) i greci intendevano tanto la medicina quanto il veleno. Finché saremo convinti di essere fatti di una sostanza incorruttibile niente cambierà (politicamente). Poi… boh ognuno fa quel che gli pare

      Piace a 1 persona

      1. Politicamente e commercialmente il farmaco ha il potere di influenzare le nostre vite. Pensa alla recente polemica sui vaccini, ma ne possiamo citare diverse altre anche nel mondo. A parte le menate sulle cospirazioni (ma che è l’Umbrella Corporation?), l’industria del farmaco conosce meglio di noi le vulnerabilità della nostra società e sistema di vita. Abbiamo sconfitto alcune malattie come la peste e il vaiolo, ma ce ne siamo procurate altre come la depressione, l’anoressia, l’obesità (il vero colmo della tragedia!). La nostra anima e il nostro corpo devono trovare un equilibrio in un sistema squilibrato. Visto che citi i greci, in una botta di nazionalismo, ti cito i latini: mens sana in corpore sano.

        Piace a 1 persona

I commenti sono chiusi.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: