Nei suoi percorsi l’amore finisce per diventare il sentimento degli oppressi e diventa oppressione nei soggetti più deboli. Svincolate dal contesto le pulsioni vengono convogliate nell’altro e questo altro finisce per assorbire emozioni, desideri, fantasie che non sono collocabili altrove. Si tratta in sostanza di una concentrazione di bisogni primari che hanno altra natura oltre a quella banalmente fisiologica della riproduzione e del piacere; qualche volta si mantengono su binari adeguati, altre diventano ossessioni. Le ossessioni ancora una volta sono concentrazioni, raggruppamenti emotivi che rendono il campo affettivo instabile e conducono all’implosione. La causa è storica e sociale, ma fare i conti con qualcosa di così esteso non è semplice e la psicoanalisi non viene in aiuto, si dimostra a volte di ostacolo accentrando l’attenzione sul soggetto piuttosto che sulle dinamiche che lo temprano. Platone scriveva che l’amore è una grave malattia mentale; là dove dovrebbe rompere le catene e rendere quel che chiama anima leggera, diventa un carico che appesantisce l’oggetto, invade soffocandolo il soggetto, stravolge la relazione irrompendo con un sovraccarico emotivo che non le appartiene. Perché l’amore non può essere un peso e deve passare fluidamente da un corpo all’altro; la regola kantiana rimane fondamentale, trattare l’altro come un fine e mai come un mezzo. Non può esserci nulla di intenzionale, l’amore non ha nessuna finalità e non può essere una compensazione. Se è un bisogno rimane inappagato, quando è una domanda non trova risposta. Riporre in un altro individuo la conferma a attese mortificate, porta alla deflagrazione del rapporto, non risolve i bisogni del soggetto, provoca nell’oggetto repulsione e fuga. A quel punto chiamiamo amore quella che è in realtà una ritorsione, rivelandosi per quello che è: concentrazione e violenza sull’altro. L’ultima perversione concessa da uno stato che fa detonare tra le mura domestiche impulsi che hanno spesso un carattere economico, storico e sociale.
10 pensieri riguardo “L’AMORE E’ UNA GRAVE MALATTIA MENTALE (Platone)”
I commenti sono chiusi.
Caro Buonofiglio,
Il tema è greve di conseguenze. L’illustrazione che ne fa scardina antichi sentimentalismi e idealismi e romanticame. E mi trova in sintonia con lei. Ma per fare il precisetti distinguerei amore da innamoramento. Mi pare che quest’ultimo più alle spicce sia un trucco della natura per favorire la specie. Capita a tutti. Proust come lei sa, per il primo parla di desiderio e possesso. Elusi e delusi. E lì lei conclude, ricatto. Ho capito bene mi pare. Non mi addentro. So che passato l’innamoramento subentra o il vuoto, per lo più, la non necessità e pochi lo ammettono, o quell’affetto che distingue gli altri animali per noi, privo di interesse sessuale, l’interesse che per loro è mero assalto. Non so se mi spiego.
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tutto molto chiaro e condivido ogni parola. La distinzione tra innamoramento e amore forse c’è davvero, il problema è che quando gli uomini versano violenza sulle donne lo fanno per rabbia ma dicono per amore. E allora andiamolo a guardare questo amore, giusto per confrontarsi dialetticamente con quello che amore non è
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Gentile Buonofiglio, le sarei grato se potesse correggere quell’orrendo “sontonai”per sintonia che in effetti stona. Grazie
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ahah grazie, provvedo
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Grazie…… E come dire Je suis ton altre!…buona giornata 🌹
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Merci, bonne journée à vous
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beh se si tratta di amore allora la violenza non c’entra assolutamente nulla! Il sentimento principe non può essere ammorbato dalla truce e manesca possidenza. Possedere infatti non è sinonimo di rispetto, si possiede una cosa non un corpo! L’amore probabilmente è qualcosa di indefinito e indefinibile ma certamente è un’emozione positiva che sublima e per questo eleva. Chi attua violenza con la scusa dell’amore è da condannare a prescindere, basterebbe già l’antinomia di una così insensata affermazione.
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ma certo Sarino caro, il problema però è il luogo comune della parola amore. Spesso la usa anche chi maltratta e allora un dubbio è legittimo. Diciamo che quello non è amore e non lo è per carità; ma dobbiamo diffidare sempre e comunque dei luoghi comuni, come quando attribuiamo all’amore tanta letteratura mista al diritto. Anche su quello il dubbio è legittimo. Due secoli fa gli uomini parlavano ancora di “tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia”, poi però la chiudevano in casa e quello era considerato amore
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sono sicuro che hai capito il mio pensiero, che forse sarà troppo idealista ma la parola amore mi rende solo un significato, tendo ad escludere gli altri. Non può esistere il luogo comune di fronte all’amore, o si ama o non si ama non esiste via di mezzo e non può esistere, in quanto chi maltratta utilizzando la parola amore è un vigliacco e un violento. Come si può usare violenza se esiste amore, se amo non posso essere violento, è un contrasto in termini per dire poco. Non è possibile confonderlo o utilizzarlo a piacere, strumentalizzarlo per fini letterari, pratici o per scopi ancora più nefasti credo dia il senso e la misura di chi lo fa.
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tutto chiaro Sarino ed è molto condivisibile. L’amore però è anche violento, come anche le cose belle; c’è una violenza nelle cose che hanno un valore appannata dal valore stesso. A volte viene fuori con brutalità altre è temperata da eventi contingenti quanto necessari: il diritto, il costume, la cultura, l’abitudine, l’educazione. Cose che temperano appunto e mantengono la temperatura in equilibrio. Ma il discorso è davvero lungo, se ti va lo riprendiamo domani, il mio equilibrio ha ceduto e mi si chiudono gli occhi. Notte un abbraccio
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