SIRI, JEANNIE, CORTANA E LE ALTRE

Ho un debito con Cuoreruotante e i debiti si pagano. Ho mancato di farle gli auguri in tempi ragionevoli e mi è toccata una penitenza; non è vendicativa e non è certamente una haters Cuore, infatti ha commutato la pena in un articolo sulla tecnologia. Quella però che più mi è ostica (e ostile), una relazione su Iphone, Android, Smartphone naturalmente dopo averli provati. Premettendo che uso un cellulare (li chiamo ancora così) coi tasti, comprato solo perché era pubblicizzato come telefono per anziani e che non mi porto dietro internet (l’idea di essere costantemente in una rete mi dà l’acidità di stomaco) la mia esperienza con questi aggeggi è stata la seguente.
stress
SIRI, la app dell’Iphone
Sembra che la Apple stia pensando di trasformare il software in una terapeuta. Con Siri ho parlato un paio di volte. Si tratta di una voce generata da un algoritmo e da una mente malata che risponde con tempestività alle domande. L’aggettivo malato (riferito al programmatore che ha sviluppato il dispositivo) non è offensivo, vuol dire distorto, alterato, deformato rispetto alle regole che una comunità si è data. La prima delle quali è la relazione con l’altro in un contesto di comunicazione in cui è assicurato prima ancora che la parola l’ascolto. Il problema di Siri è che non ascolta, non c’è una relazione anaclitica, non un passaggio di emozioni ma una corrente di parole, anzi fonetica rielaborata alla meno peggio da una computazione algebrica. Il software è semplice, binario, strutturato in bit e byte, 0 e 1 secondo una sequenza brutalmente logica che riduce al minimo l’articolazione decimale della lingua: se è non può non essere altrimenti il sistema si impalla. In sostanza: per parlare con Siri dobbiamo adeguare il linguaggio (e il flusso di emozioni) in bit e byte appunto modulandolo sul carattere del software. Che oltretutto (nel caso di Siri) è un caratteraccio. L’indole bisbetica mi provoca insofferenza con le persone, figuriamoci con le macchine; all’obiezione, che alla cpu del mio hard disk neuronale sembrava legittima: sei una cretina (e ammetto che il tono era insolente), mi ha risposto: non c’è bisogno di offendere. Permalosa come una suocera insomma. A questo punto mi tengo e litigo con la mia. Un’ultima annotazione: canta di merda, si trasforma in un razzo missile proprio non si può sentire.
Cito anche la fonte, così Cuore lo vede che mi sono preparato: https://goo.gl/jM1fAZ
LA MANUALITA’
Per me quei cosi non sono maneggiabili; problema mio e a quanto pare non ho il pollice opponibile, proprio non riesco a tenerli in mano. Tanto meno a pigiare i tasti. Vot: 3-4 non di più.
CYBERSESSO
E no, non ho provato. Come ho detto prima ho una manualità che fa disonore a Lamarck e poi non ho il pollice opponibile. Insomma la vedo dura. Però ho imparato una nuova parola: SESSEGGIARE. In serata dopo aver navigato come Ulisse, il canto delle sirene è arrivato. Ho trovato un messaggio in chat diretto e esplicito: “Ciao, ti va di sesseggiare?”. Ho analizzato la frase (e qua il perverso -ammetto- sono io): il ciao avvicina, assimila, familiarizza; ti va: ossia hai voglia di, cerchi sesso e vabbè il resto si capisce; sesseggiare è un neologismo giovanile, nato credo dalla Rete, che è un’altra lingua ed è bene ascoltarla perché sta modificando in profondità la struttura del linguaggio e quella mentale. La parola non mi piace ma non la trovo cacofonica, anzi; svincola il piacere dalla sua storia (che per la mia generazione era lunghetta: dal ti vuoi mettere con me a sentocheèvenutoilmomentodidareunasvoltaallanostrarelazione, e voleva dire proprio quello), circoscrive come tutti i termini nuovi in un gruppo e ritaglia dal resto del mondo. Con qualche rimpianto e per un fatto anagrafico appartengo tuttavia al resto del mondo, quello che per abitudine alla lingua non sesseggia. Perché il piacere parte da là (per quelli con la mia verecondia intendo), da parole che accarezzano e non graffiano. Ma i tempi cambiano e oggi si sesseggia e va bene così. Almeno finché non troverò in chat un messaggio pornografico del tipo: ciao, ti vuoi iscrivere al Pd? A quel punto comincerò piuttosto a sesseggiare.
DOWNLOAD
Per chi non lo sapesse vuol dire scaricare un file da internet. Ho aperto la pagina Twitter di Mario Adinolfi per fare il download di una sua foto (e sul perché stendiamo il velo pietoso, lenzuolo anzi vista la mole) e l’Iphone in autonomia l’ha salvata nel formato jpg-LARGE. Al software riconosco l’intelligenza nel riconoscere i formati (e gli sformati) e una buona dose di ironia.
NETIQUETTE
In Internet, con la parola netiquette si intende il complesso delle regole di comportamento volte a favorire il reciproco rispetto. Navigando sui social non solo ho imparato una nuova parola: UOMINISMO (per simmetria con femminismo) e il derivato uominicidio o maschicidio, ma soprattutto che le regole non le rispetta nessuno. O quasi. La storia sulla quale mi sono concentrato è questa: ad Arezzo una signora ha ucciso il marito con un mattarello e il popolo dei social si è espresso con improbabili neologismi. Ma non è questo che mi ha sconcertato (mi ero già rassegnato al ke, con la k), la Boldrini piuttosto. Lei che c’entra? I commenti che più mi hanno stupito sono i seguenti:
1) Come si definische questo omicidio? Presumo sia un UOMOINCIDIO. Il pendant del femmincidio. Solo per curiosità. Questo povero marito che male ha fatto?
2) Omicidio Boldrini, stupro Boldrini, violenza Boldrini, rapina Boldrini, terremoto ancora Boldrini….
Tesi: il pd con la crisi economica che ha creato sta uccidendo tutte le famiglie italiane
Antitesi: Sono le illusioni 5stelle che creano queste tragedie.
Sintesi: Un classico e poi i partiti sono tutti uguali
3) Ma non era meglio un piatto di tagliatelle ai porcini invece che fare arrabbiare tanto la moglie?
4) Cmque adesso boldrini e company non dicono cge bisogna fare una legge x proteggere gli uomini dalle donnne violente????
5): un altro maschilicidio
6) Finalmente un uominicidio!!
7) La moglie uccide il marito a botte di mattarello. Ci voleva (emoticon che ride)
8) Santa subito!
9) Ah, ecco a che servono quei bastoni de legno.
FAKE
Un fake è l’utente di un newsgroup, di un forum o di una chat, che falsifica la propria identità, spesso con lo scopo di danneggiarne la reputazione di qualcuno o di ottenere qualche vantaggio. Una fake news è una notizia falsa.
Aprendo pagine a caso in rete ho scoperto che è morto Paul Horner, Mr. Fake News. Il geniale inventore di bufale del web (in concorrenza con i giornali italiani, rispetto ai quali rimane comunque un dilettante.) Se n’è andato a 38 anni, così annuncia l’Huffingtonpost. Ma deve appunto essere un fake.
CYBERMOLESTIE
Nell’epoca del cybersesso non potevano mancare i cybergmolestatori. Ai miei tempi c’erano le bambole gonfiabili, da quel che vedo sono ora arrivate le cyborfanciulle. La vittima si chiama Samantha (una cybermora formosa decisamente sexy che costa solo 3000 sterline) e ha riportato danni gravi alle dita. E’ stata trovata sporchissima dopo la sua apparizione al Festival di Linz, ma la molestia si è limitata (pare) al palpeggiamento dei seni, delle gambe e delle braccia. Gli inquirenti non hanno rinvenuto tracce organiche sul corpo, le indagini sono però ancora in corso. Sembra comunque che la cybercreatura sia attrezzata per gemere quando quelle parti vengono maneggiate. Se ci sia stata complicità o mutuo consenso lo deciderà il giudice; trattandosi di una cyberdonna possiamo tuttavia supporre che il togato concederà ai cybersuini le attenuanti del caso.
Cito un’altra fonte, in modo che Cuore non mi annoveri tra i molestatori: https://goo.gl/Z5CsSF
Ed è il momento di trarre le conclusioni e di dare i voti: la tecnologia è bella e mi piace, mi piace meno chi la usa (sempre per via del deficit da pollice opponibile, che non mi ha fatto sviluppare le aree corticali ovviamente). Se si riduce a questo causa età geriatrica e sindrome da pannolone rimango fermo nella convinzione di Flaiano: la stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia.
Voto tecnologia: 9
Voto utenti generici (ma confesso che il voto basso è partorito dall’invidia per il dito prensile): 6
Voto utenti dei social (senza invidia): 1.
E con questo chiudo, cara dolce gentilissima Cuoreruotante, sperando di avere espiato, in ginocchio ma non sui ceci, su migliaia di microchip. Che è pure peggio.
Una domanda per te ce l’ho ed è più che altro un dubbio: non sarai anche tu una App?

Autore: Giancarlo Buonofiglio

Manipolo paradossi sito web http://giancarlobuonofiglio.weebly.com/

114 pensieri riguardo “SIRI, JEANNIE, CORTANA E LE ALTRE”

  1. Ti ringrazio innanzitutto per la velocità con cui hai scritto un articolo che non era nel tuo genere, per il modo in cui hai approfondito, per i cellulari che hai comprato per poterne capire il funzionamento (se ora non ti servono più, ti mando il mio indirizzo). Sei stato preciso ed esaustivo, molto di più di chi questi aggeggi li vende. Anche Steve Jobs avrà scoperto delle cose leggendoti che neanche lui sapeva. Mi preme sottolineare che dicono che Siri sia la donna più amata dagli uomini perché è sempre disponibile, seppur permalosa.
    Infine, non credo di essere un app ma non escludo di poterlo diventare in futuro. La mia contro domanda è: mi vuoi già scaricare?

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    1. e ti pare che li compravo? Prestati gentilmente dall’adolescente. In ordine:
      1) Siri ha un caratteraccio, se è la più amata gli uomini sono masochisti
      2) Jobs mi pare dicesse: siate folli, non cretini. Ho visto trentenni cercare il Pokemon per Milano, siamo andati oltre
      3) Sì sei una app, ne ho quasi la certezza, il dubbio però rimane: hai un carattere più dolce.
      4) Il tuo download? Perché no. Occupi meno spazio di Adinolfi. E poi per vecchia consuetudine non cancello i file, li conservo in una cartellina speciale.

      Mi spiace se non ho risposto ieri, ma noi anziani non reggiamo certi orari

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  2. “Follow the flow” dicono i fighi che l’inglese lo masticano e lo vomitano nelle più svariate occasioni, salvo poi ricordare agli altri di esprimersi in italiano per essere compresi dal popolo (che in sé è una bella parola) abietto e ignorante (ecco ora è una brutta parola). Per vendere, occorre farsi capire, non farli pensare e fargli tirare fuori i soldi anche se non ce li hanno subito, TAEG zero e millemila piccole rate (avvisate i nipoti che nasceranno già con i debiti).
    Segui la corrente e – aggiungo – non puoi fermare l’acqua con le mani, figuriamoci la mme…lma, che hai sontuosamente descritto. Pure troppo sontuosamente.
    Strano che tra i commenti dell’omicidio di Arezzo nessuno abbia citato il nuovo reato: il Mattarellum. Certamente meglio del Rosatellum, che mi sa di rosolio spacciato per whiskey giapponese invecchiato trent’anni in botti di vero ciliegio (attenzione caduta fake).
    Non ti nascondere dietro un dito prensile (non tuo), perché io ho gli stessi problemi con schermo troppo piccolo, tastiera troppo piccola per le mie dita, correttore ortografico di una potenza eversiva estera (una roba tipo Spectre), più presbiopia. Tutto risolvibile utilizzando schermo più grande e occhiali. Il correttore ortografico powered by “La Casa delle Libertà, scrivo quello che cazzo mi pare” non è evitabile e fino a che tutti continueranno a chiamarlo “T9” continuerà ad andare di aceto e cambiare il tuo testo appena premi il tasto “invio”, chiaramente sparando delle cazzate immani.
    Ringrazio Cuorerotante per averti spimto a darci questa perla (con la “E”) ed escludo che sia un app, è una keylogger!

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    1. Ovviamente confermo tutto quello che ho capito, senza googlare, di quello che hai scritto. Certe cose vanno dette e l’Onorevole le ha dette, studiate, enunciate e metabolizzate. Keylogger mi piace, grazie 😊
      (Ora vado a googlare e mi piacerà di più).

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      1. In informatica un keylogger è uno strumento hardware o software in grado di effettuare lo sniffing della tastiera di un computer, cioè è in grado di intercettare e catturare segretamente tutto ciò che viene digitato sulla tastiera senza che l’utente si accorga di essere monitorato.
        😎

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    2. E buon giorno Red. Rispondo in ritardo, sorry (quanto mi piace dire sorry all’inglese). Io ci ho scherzato sopra e tu hai centrato il problema. E’ vero, una volta ci targhettizzavano per costruire un brand, ora è più semplice. Il taeg scorre nella tecnologia da pollice opponibile taeggizzandoci un po’ tutti. Tutto scorre su quegli aggeggi che prima dei soldi (in comode rate) carpiscono la nostra identità; nulla però si cancella dalla cronologia e niente si distrugge (citazione colta). Ceronetti si chiedeva: ma un uomo al telefono è ancora un uomo? E non lo so mica, sai. Non so se l’hai visto, ma c’è un film di rara intelligenza, Perfetti sconosciuti, se ti capita guardalo. Io sono l’insegnante di ginnastica, tu il chirurgo, e Cuore la veterinaria. Ale non so, direi la psicologa, Andrea il tassista. Più che maschere sono topoi e quegli affari ci hanno pure topoizzato. Sulla keylogger-Cuore sono più che d’accordo, ma con una piccola variante: keyblogger. Suona meglio, che dici?

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      1. Concordo su tutto. Il film l’ho visto e mi ha lasciato il classico saporiello amaro in bocca (cosa che a cinema mi fa girare las pelotas). Comunque pensavo che fossimo in tre: tu, Cuore e io…invece ci sta na folla esagggerata, maledetti social! Non ti puoi fare un selfie e ti sgamano che sei a casa di Giancarlo e si presentano tutti senza nemmeno la Cremeria.
        Keyblogget? Mi pare che dovevo dirlo io e mi sono fatto scappare questa nuova parola…sto invecchiando. Devo mangiare più crusca! 😉

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      2. che rimanga tra noi, da qualche parte c’è un video (credo su youtube, messo anni addietro da quattro carogne di amici miei) nel quale (ma onestamente non ricordo) dopo aver svuotato una cisterna di vino, ballo con una signora corpulenta brasiliana. Più imbarazzante di una gang bang direi. E anche questa è la tecnologia, pentirsi è bene ma cancellare la cronologia è meglio. Ma soprattutto bisogna sempre rammentare che non va mai messa nelle mani di quattro avvinazzati

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      3. Una volta c’erano le pettegole del palazzo, al massimo arrivavi al quartiere. Con Internet la dimensione è diventata mondiale e ha un tasso di diffusione impensabile. Se fossi n’ inciucessa (o anche ‘na capéra, in napoletano), il web è il Paradiso senza passare per il Giudizio Universale!

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      4. ognuno ha il suo Inferno, diceva un teologo. E il mio, lo so, è una stanzetta 2X2 con Siri che mi canta Volare. E’ vero, sembra tutto semplice sul web, non ho mai conosciuto tanti poeti e rivoluzionari come sui Social. Ho visto giustiziare despoti e tiranni anche con tre punti esclamativi. A stasera, Red, vengo a fare caciara sul tuo blog

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      5. Io quando la invoco, mi guardano come fossi un vecchio rincoglionito (per me il vero insulto è il secondo). “Eh ti formalizzi!”…La buona educazione è un formalismo vuoto ed porta il tuo tasso di sfigaggine a livelli da overdose. OnGiancà, quando finisco il polpettone messicano, ho un’ideuzza che mi hai dato leggendo questo tuo ultimo (sup)post.
        PS: se scrivo un’ idea “a quattro mani”, tu dici che cuorerotante ci banna definitivamente?!? Ne sarei dispiaciuto assaje.

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      6. Ho aperto il sito della webbettola di OnGiancà…Mappporcapupazzella! Quattro sO’ le manO, diviso due (se non sono accadute tragici incidenti, sono due…non è discriminatorio), siamo due individui, nella fattispecie (di bruttissime persone) OnGiancà e io. Poi ci sei tu…E sO’TTTRE!!!

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      7. NB: non ho usato una perifrasi diversa e nettamente più efficace onde non entrare nel solito groviglio di mani e giro di visite oculistiche…e per rispetto a Sun Tzu (oltre che a Cuoreruotante-fiore-di-loto-che-cade-dal-pero-san)

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  3. “Sesseggiare” mi è piaciuto tantissimo.
    Tantissimo!

    Quel morfema “egg” aggiunge un tono di leggerezza e disimpegno giocoso che toglie tutta o quasi la gravità con cui di solito si denota l’attività sensuale.

    Questo neologismo lo adotto subito!

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  4. L’ha ribloggato su cuoreruotantee ha commentato:
    Vi è mai capitato che un uomo adempisse alla “parola data” nel giro di 24 ore? L’argomento poi, non era propriamente nelle sue corde, altrimenti che penitenza sarebbe stata? Ebbene, l’onorevole Giancarlo è un uomo d’altri tempi e ciò che promette, mantiene. Pure troppo. Buona lettura!

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