FILOSOFIA E CARTA IGIENICA

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Tutto comincia da là, cercando il principio di quel rotolo di carta che sembra non trovarsi mai. Capita nei momenti del bisogno, ed è un’esperienza devastante sul piano emotivo, imbarazzante su quello sociale, incomprensibile su quello intellettuale. Perché se tutto ha una fine, ogni cosa deve pure avere un inizio, L’archè (ἀρχή), l’origine e il principio non è solo una metafora dell’universo, è la concentrazione dell’assoluto nel rotolo di cellulosa. Le mani lo afferrano, lo rigirano, imprecano a volte alla ricerca di quel primo strappo che sfugge alle leggi della logica e della fisica. E’ difficile non andare oltre nell’indagine; l’infinito si mostra nella sua essenza come qualcosa di reale: il principio deve esserci per anapodittica certezza. Il concetto di ápeiron (ἄπειρον) come illimitato e indefinito si genera proprio da quella inaccettabile mancanza, dove non c’è inizio non può esserci fine. Nella filosofia pratica le cose funzionano in maniera diversa e il tempo come il passaggio tra il prima e il poi ha ancora un senso; le mani sono poco propense al nulla e non concepiscono il vuoto. L’indeterminato è una bella idea aristocratica che non tiene però conto dei bisogni reali; il primo dei quali è di trovare l’origine delle cose, foss’anche di un rotolo di carta. La filosofia pratica precede quella teoretica, ed è evidente la ragione; le mani comprendono quello che utile e il resto sono solo parole. Anassimandro da quel luogo intimo del pensiero è andato anche oltre, ipotizzando che nell’ápeiron le cose fossero tutte quante unite in armonia, senza appunto contrari, principio e fine. Ed è questo il problema: il rotolo si mostra privo di un limite nonostante la sua fisicità. Ma è un approccio intellettuale il suo; i bisogni del corpo chiedono invece altro, una fondazione, un punto fermo da cui cominciare. Strappo dopo strappo, misurando il tempo e lo spazio fino all’ultimo rimando. Perché la carta igienica è come la vita, può anche essere a due veli, morbida o ruvida ma prima o poi finisce e lo sappiamo. Quel che rimane lo chiamano anima, per altri è solo il cilindro che non permette alla carta di deformarsi. Un uomo può anche fantasticare sulla bellezza di quel vuoto che dà consistenza al rotolo, ma la sostanza continua ad essere la carta. E quella è una verità che si capisce appunto nel momento del bisogno.

Autore: Giancarlo Buonofiglio

Manipolo paradossi sito web http://giancarlobuonofiglio.weebly.com/

24 pensieri riguardo “FILOSOFIA E CARTA IGIENICA”

  1. Essendo diventato cinicamente concreto evito di perdermi troppo in queste ricerche filosofiche e…nel momento del bisogno se l’inizio non si manifesta semplicemente ne creo uno io alzando un lembo da un lato e strappando al primo punto utile…👿😛

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  2. La metafora ci stà tutta… e mi vien da dire che quando si sente in giro dire “vita di merda” non penso che stiano pensando al rotolo di carta igienica 😂😂 in ogni caso sì… strappo dopo strappo prima o poi inevitabilmente finisce… altro che rotoloni che non finiscono mai 😉 buone feste anche a te. I tuoi rotoli regalo li hai incartati e infiocchettati a festa?

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  3. La filosofia di uno strappo e via sembra imperante oggigiorno. La percezione dell’Infinito quando non trovi quel maledetto inizio del rotolo si può toccare con mano in barba a chi liquida la filosofia come “solo parole”.
    Io comunque inserirei nel codice penale il reato di mancata sostituzione del rotolo finito. Quando allunghi la mano per quello strappo necessario e ti accorgi che non c’è più la carta, capisci quanto il mondo sia bastardo e il bastardo ce l’hai tra i tuoi più cari.

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    1. ahah è la dimostrazione che il mondo è sospeso nel nulla. Quanto tocchi con mano quella tragica mancanza, ti aggrappi a tutto: il Corriere della Sera, Topolino, la Gazzetta. Ma sono palliativi e incompatibili col carattere del tergo. Come vedi sono un po’ scomparso dalla blogosfera, ma gli auguri te li avrei comunque mandati. Approfitto da qua: ti auguro ogni bene Claudio e un meraviglioso inizio. Buone Feste 🙂

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