DALLA POLITICA CHE FA SPERARE A QUELLA CHE FA SPARARE

Legittima difesa: gli italiani vogliono sparare. Ai disperati però, il delinquente dominicale è sacro, il padrone non si tocca. Se non possiamo istituire il delitto come una regola o una legge, potremmo almeno annoverarlo tra le belle arti, alla maniera di Quincey. Non un omicidio d’impeto o per banali motivi legati al quotidiano. Il delitto non può avere il conformismo del dilettante, ammazzare è una cosa seria. Anche da parte dello Stato; dove è presente la pena di morte dovrebbero ricordare come venne giustiziato il filosofo Zenone, pestato in un enorme mortaio. L’assassino non ispirato dal gusto dà vita agli incubi, dà loro una faccia con cui confrontarsi, identifica un responsabile e punendolo fa in modo che ognuno si riconcili con i propri demoni. Siamo tutti assassini potenziali, non perché ammazziamo le zanzare, ma per quell’insolito piacere che proviamo quando sulla ciabatta vediamo il sangue dell’insetto. Cioran scriveva che appena usciamo per strada, alla vista della gente, sterminio è la prima parola che viene in mente. Celine è andato anche oltre: ha trovato il modo di limitare la disoccupazione, sopprimendo i disoccupati. Sparare a un ladro che entra in casa è al di là di tutto inelegante, esecrabile sul piano etico e esteticamente riprovevole. L’assassinio così com’è concepito da Quincey ha un’altra natura, deve essere un gesto individuale e non un eccidio di massa, senza acredine razziale e privo di ideologia; è una ribellione alla morale, alle regole, alla civiltà e per gli esteti dell’apostasia persino a Dio. Pensate al manager dell’opificio, legalizzato l’omicidio ci penserebbe due volte prima di licenziare, frodare la comunità, delocalizzare, vessare il lavoratore. Il discorso è naturalmente paradossale; doveste avere intenzione di far fuori qualcuno evitate di coinvolgermi. Nascondere i bisogni più intimi e radicali dietro alle idee altrui non ha niente di raffinato, se ammazzate fatelo con dignità. Buon assassinio insomma, dei disperati ovviamente. Quando muore il padrone lo incensate invece con l’elogio funebre. Sui social e nella vita reale.

P. S. Gli italiani vogliono sparare? Depenalizziamo l’omicidio e cominciamo a contarci, quello che sopravvive lo mandiamo al governo. (Poco ci manca.)

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Gli italiani il sesso (la rivoluzione) lo fanno poco e male

Autore: Giancarlo Buonofiglio

Manipolo paradossi sito web http://giancarlobuonofiglio.weebly.com/

3 pensieri riguardo “DALLA POLITICA CHE FA SPERARE A QUELLA CHE FA SPARARE”

  1. Gli italiani vogliono le loro buone vecchie tradizioni quindi propongo di santificare le domeniche cristiane con dei bei roghi su cui abbrustulire streghe, eretici, infedeli, miserabili vari, buonisti figli di Satana, froci,negri,puttane e compagnia bella! Che poi sarebbe un’ottima soluzione anche per risolvere il problema del traffico e dei parcheggi! L’Italia agli italioti!

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    1. Cosa posso aggiungere se non che di sto popolo ormai da tempo non sento di farne parte.Parli dei social…stavo leggendo i commenti su un articolo su Il Fatto Quotidiano sull’intervento della Bonino al Senato. Centinaia di commenti.Viene il vomito a leggere certa roba. E m’incazzo perché mi fanno venire pensieri omicidi e per il fatto che devo subire ogni giorno di più questo schifo. Sta gente io spero solo che si ritrovi in miseria e che un domani sia costretta a vivere ciò che nega ad altri di fare ( fanno la pacchia…) e niente…mi fermo che è meglio…

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