“ASSEMBRAMENTO”

Un’altra parola è stata sdoganata: ASSEMBRAMENTO. Non si sentiva dall’epoca del Ventennio e ha sostituito termini come relazioni, affetti, famiglia (il blasonato al governo l’ha sovrapposta anche agli ambienti intimi e domestici). Con una connotazione assolutamente negativa rispetto alla socialità promossa e tutelata dalla Costituzione. Assembramenti sono anche le associazioni, le organizzazioni politiche e le libere espressioni di protesta, anch’esse censurate con l’alibi neanche troppo originale di un virus influenzale.

La stampa igienica e la Tv spazzatura la usano con metodo e anche voi con troppa disinvoltura. Attraverso le parole manipolano il vostro pensare, vi fanno assorbire contenuti che non hanno, veicolando una forma di società autoritaria e priva dei caratteri della solidarietà.

Non sottovalutate il lato semantico. Due o più persone non sono un assembramento, mi sembra una sintesi impropria e riduttiva di una realtà più articolata. L’amicizia, il dialogo, la socialità sono un fatto affettivo. Le aggregazioni politiche il bisogno a riunirsi per dare luogo a un corpo sociale. Le orge, pure loro, non le puoi chiamare assembramenti. Hanno qualcosa di poetico, dipende ovviamente da chi hai dietro. La messa e la scuola anche. Non ho mai sentito dire a nessuno: questa sera vieni a casa mia, facciamo un assembramento. La gente normale cena, si incontra, parla. Ci vuole una mente malata per concepire un gruppo di persone come un assembramento.

Fa tanto mandria o gregge, corpo nelle sole funzioni biologiche. Neanche Marx era arrivato a tanto, da quel che so non ha scritto: proletari di tutto il mondo assembratevi. Eppure questa è la neolingua di un dittatoruncolo spuntato chissà come dall’Istituto Luce. Con mille difetti e un solo pregio, quello di non averne nessuno.

Un giorno si dirà del blasonato: quando c’era lui gli assembramenti arrivavano in orario. Anzi no, credere obbedire distanziare. O meglio: È l’aratro che traccia il solco ma è Casalino che lo difende. Ma forse sui libri di storia verrà ricordato con una sola frase lapidaria: visse un giorno da leone e cento li passò a pecora. Perché può anche capitare che quando vai per fottere vieni fottuto

FILOSOFIA SOCIALE

Ho seguito quel che è accaduto sulla bacheca della donna di Settimo Torinese; non ho l’indole del guardone, i fatti sono quelli (una madre uccide il figlio) e non li giudico. Giudicare è un mestiere da logico e la logica istituisce relazioni. Ho l’idiosincrasia per le relazioni, ci vuole uno spirito sociale e il carattere da voyeur che non ho. I social seguono una logica matrimoniale e proprio come in certi matrimoni creano sodalizi inossidabili su un’idea piuttosto che nelle cose; le cose o i fatti sono assolutamente marginali, ciò che conta è la comune visione. A sua volta la visione comune necessita di luoghi abituali (appunto comuni) del ragionamento e della parola. In sostanza vuol dire: stesso dizionario, non troppo articolato e identità di pensiero. Ed è logico: se pensiamo diversamente dobbiamo anche essere diversi per antropologia (tertium non datur) e dunque il matrimonio non funziona. Di norma il soggetto asociale viene bannato e bannare significa divorziare, il luogo non è più in comune, la casa è mia e tu vai a rompere i coglioni da un’altra parte. L’identità prevale sulla diversità, funziona così nei social come nella vita e i parenti si mettono davanti alla porta di casa impedendo l’accesso all’escluso. Il terzo escluso appunto, l’incomodo che cerca la relazione con i fatti prima ancora che tra le idee.

Più o meno consapevolmente i membri dei gruppi sociali parlano di filosofia, o meglio sono portatori sani di un pensiero filosofico. Proprio dalla pagina della madre scellerata di Settimo ho estratto un ordine di ragionamento inappuntabile, come ogni pensiero strutturato attorno alla medesima idea: sei una zoccola e devi morire. Difficile confutare. Mi limito a riportare le massime e sentenze più significative, alcune davvero sottili e raffinate; quelle di tale Antonio S. Il mio filosofo preferito dopo Aristotele.

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SULLA DEPRESSIONE
Antonio S.: Ho sentito parlare di depressione, ma è assolutamente non credibile. Una persona depressa non fa sesso, e soprattutto nessuna malattia può giustificare. Io stesso ho sofferto tanto nella vita, e non ho mai fatto male ad una mosca.

– Risposta:

Carlo Z.: La depressione non esiste è una cazzata inventata dalle case farmaceutiche per vendere i farmaci.

– Risposta:

Antonio S. (notate la competenza logico-matematica): No, uno se conosce i propri limiti non si supera.
Io ad esempio ho le idee chiarissime sul fatto che non farò mai figli.
Conosco il preservativo e lo uso, semmai dovessi fare sesso, ma anche quello mi interessa poco.

– (In sostanza: Antonio S. è uno stoico e non scopa; ora dormiamo tranquilli.)

LA TESI

Dario R: Facebook rovina le donne che, anziché prendersi cura dei figli, cazzeggiano su Facebook!

Dario R.: REAL TIME HA FOTTUTO IL CERVELLO A TROPPE GIOVANI.

Federica A. F.: Zozza…quando hai preso il cazzo ti è piaciuto? Grande troia,devi morire…puttana!!!

– (In questo passaggio i filosofi sentenziano che alla madre di Settimo piaccia il sesso e che i social rovinino il cervello)

Maurice M.: DEVI MORIRE MA NON IN CARCERE ..NON PER MANO DI DIO …MA TI AUGURO UNA MALATTIA ..UNA MORTE LENTA E DOLOROSA ….TROIAAAAAAAAA

Francesca V. (introduce un argomento concreto nella discussione) Per mano nostra, datela a noi

Antonio S. interviene dopo lunga assenza: Eccomi (se ne sentiva la mancanza infatti e riporta un canto del poeta Francesco Renga)
Bicchiere tra le dita / E gente sconosciuta intorno a noi… (segue testo completo)

L’ANTITESI

Tale Simone G. irrompe a controbilanciare con buon senso: Che bello che è il nostro paese, il nostro popolo: combattenti dei poveri, delle cause già perse in partenza, quelli che ci mettono un sencondo a lasciare commenti senza cognizione di causa ma che allo stesso tempo subiscono leggi insensate che realmen… Altro…

– Ma il nostro filosofo non demorde:

Antonio S.: per cosa dovremmo combattere, genio?

Simone G.: Antonio S. Hai mai sentito Parlare della Legge fornero? hai mai sentito parlare di intere famiglie che perdono la casa e vengono sfrattate perchè non sono piu’ in grado di pagare l’affitto o alle quali per debiti di poche migliaia di euro con il fisco gli viene pignorato l’immobile anche se prima casa? Hai mai sentito parlare di reddito di inclusione? vivi nel tuo mondo genio e continua a divertirti a leggere o a fare commenti idioti su una tragedia familiare, non sociale.

Antonio S.: Nella mia famiglia queste cose non sono mai esistite e mai esisteranno. Fiero di essere cresciuto in una vera famiglia, nonostante lo schifo di città in cui vivo.

– Nel simposio giunge Luca F., l’antitesi appunto

Luca F: Quali sarebbero le differenze tra voi e i gli islamisti? Nessuna

– Il filosofo ha pronta la risposta:

Antonio S.: Gli islamisti fanno bene ad avere la pena di morte per chi uccide.

Luca F.: Sono estremisti come esattamente tutti voi, a Salem bruciavano le streghe, siamo tornati a quei tempi

Antonio S.: Mi sembra giusto.

Antonio S. Io sono un “estremista della vita”, per me la vita è quanto di più sacro ci possa essere (e infatti la vuole togliere alla madre scellerata, la logica ancora una volta ricompare)

Luca F.: Bene, anche per me, ma essendo una persona COERENTE come potrei augurare la morte di questa donna?

Antonio S.: Io sono talmente coerente che la morte la auguro a tutti quelli che non si meritano un dono così sacro come la Vita.

LA SINTESI

Luca F.: Vabbè, non sono abituato a disquisire con persone simili. Ti lascio coi trogloditi, vi trovate meglio.

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Il gruppo a quel punto si ricompone sull’idea comune, e la logica e la filosofia sociale trionfano con gli anapodittici: zoccola, troia, devi morire.

TORNATE A LEGGERE, CHÉ I SOCIAL VI FANNO MALE

Se parli male ragioni male e ti comporti peggio. La grammatica non è qualcosa di marginale, è l’ordine che diamo al pensiero. I commenti che si leggono in rete su Valentina V. * rilevano un dato statistico interessante: le costruzioni sintattiche più volente hanno una semantica prescolastica, tradiscono la sindrome da deficit fonologico e disprassia verbale ad andamento paranoide e un vocabolario che non va al di là delle cinquanta parole. Niente a che vedere con le grammatiche del quotidiano dei contadini e degli operai del dopoguerra. Quella italiana è una lingua viva, evocativa, sensibile alle flessioni territoriali; gli uomini delle campagne la modulavano con competenza e profondo rispetto per le parole. Nella lingua ordinavano il quotidiano e si davano delle regole. Mi pare invece che questa analfabetizzazione di ritorno, sgrammatica e decomposta, gutturale prima che compiuta nelle forme adulte della comunicazione, fortemente contaminata dal t9 e e da un uso disinvolto di una tecnologia che non si padroneggia sia qualcosa di profondamente diverso. Certo c’è anche chi si cimenta in sottili questioni teologiche: “Dio? Dove era in quel momento?” A cui segue la sentenza implacabile: “Dio non esiste”. Teologia negativa dunque, onore al merito. Articolare vuol dire ragionare, vedere le cose da diversi punti di vista, attingere da un dizionario disomogeneo e variegato. Qua siamo invece alla rigidità del pensiero e della lingua. Se conosci cinquanta parole vedi solo cinquanta cose e il mondo diventa infinitamente piccolo. Sempre in termini teologici c’è anche la “buonista” (la chiamano così i cattivisti): “Chi non ha peccato scagli la prima pietra”. L’argomentazione è forte e meriterebbe due righe in risposta; e infatti arrivano: “Sei qualche parente x caso . La devono ammazzare a sta troia”. Argomento inconfutabile e allora si procede oltre. “Lurida troia”, “bastarda”, “In galera le faranno festa .. !!! Trasferitela a Palermo noi sappiamo cosa farne”. Qua abbiamo proprio uno spostamento verso la filosofia pratica, perché le parole non bastano più e perlamiseria la preda va data in pasto al branco: “Non ha avuto pietà per il bimbo perché dobbiamo averne noi per lei?”. Il noi fa ovviamente riferimento a un’identica percezione delle cose, allo stesso linguaggio: noi, i buoni, siamo nel giusto e perciò giustiziamo. È una questione logica: se sono nel giusto, giustizio e ‘ntuculo alla legge, la legge siamo noi. E allora il gruppo si ricompone: “io butterei ii dal balcone questa e la pena che devi pagare brutta stronza😬😬😬😬😬“, “Ma che dici … Nn capirebbe niente … deve essere bruciata viva”. La regola della comunicazione (in questa come in altre discussioni) sembra insomma consolidata: uno parte con l’aggressione e la minaccia e presto arriva un simile a dare il contributo. I simili, come i coglioni, vanno sempre in coppia e fanno gruppo. Dove c’è un gruppo ci sono tanti “simili” e nella pagina di questa signora (come anche altrove) i “simili” davvero non si contano.

***

* Il fatto è noto: una giovane donna getta dal balcone il figlio e il bimbo muore. Il web si scatena, l’italiano di norma belante col padrone si mostra feroce coi disgraziati. Perché sempre disgraziati comunque sono. I commenti su Facebook nella pagina della donna sono migliaia, ho provato ad analizzarne alcuni. La regola è il punto esclamativo e qua si sprecano: come dire tiè o ‘ntuculu e più ne metti più ‘ntuculo lo prendi. L’italiano, inteso come lingua, latita (nel carattere fa invece sentire la fulgida presenza) e all’assenza del congiuntivo siamo però abituati. Il ke scritto con la k viene inteso come un rafforzativo e la x in luogo di per serve a demarcare la differenza antropologica: la lingua italiana è roba da checche intellettuali (e dunque di sinistra), noi siamo altro, nonrompetecilaminchia. I più imbestialiti invitano alla violenza (bruciamola, se ero io ti ficcavo… vabbè ci siamo capiti), altri, gli apocalittici invocano la giustizia di Dio. Io non sono pratico della materia, ma mi pare di ricordare che Dio fosse agape e misericordia. L’aggettivo puttana è la regola e vuol dire: sei un corpo sessualizzato e dedito al piacere piuttosto che all’amore. Sembra che il piacere svilisca l’amore, bah. Troia, cagna etcc. I commenti più garbati sottolineano il disagio mentale della signora e l’opinionista italiano rivela una insolita preparazione psicoanalitica. Le sentenze più violente (e questa cosa mi ha stupito) vengono dal mondo femminile (70 a 30 direi), bassa scolarizzazione, qualche nostalgico fascista. Alcuni commenti li ho trascritti fedelmente qua sotto; buona lettura.

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C’è quella che dà consigli: Troia puttana 😤 xke ucciderlo xke portarlo in grembo x 9 mesi x poi ucciderlo xkeeeee bestia bastarda devi crepare… Nessuno deve avere pietà di te merdaccia umana potevi portarlo in ospedale e rimanere anonima bastarda

Quella che era meglio se chiudevi le gambe: Solo un essere spregevole ed ignobile arriva a qst….sta piezz e puttana bucchina prima gli è piaciuto aprire le gambe…x nove mesi ha nascosto la gravidanza a tutti dicendo che nn sapeva di essere incinta….ha avuto la freddezza e la lucidità di buttarlo giù…ma che psicopatica di 💩💩💩💩 rinchiudetela in un manicomio e buttate le chiavi….

Quella che è stata in carcere: Brutta puttana di merda spero che alle vallette ti mettono subito una corda al collo dopo averti torturata bastarda che sei non meriti neanche la galera tu… meriti torture e morte… non sei una donna e neanche una mamma perche loro non fanno del male hai propi figli tu invece hai avuto il coraggio di uccidere un anima innocente 😈😈😈 crepa all inferno troia maledetta

Il mistico che invoca il giudizio divino: BRUTTA SCHIFOSA, SEI UNA VERGOGNA, MERITI DI MORIRE DOPO TANTO TANTO DOLORE!!!
DEVI SOFFRIRE….NON HO PAROLE BRUTTA TROIA!!!! GENTE COME TE NON DOVREBBE ESISTERE DIO TI DOVEVA FULMINARE PRIMA!!!

Quella di prima che è stata in carcere e ce l’ha anche con tale Mario R.: Mario R. sei un indegno e infame come XXX che di conseguenza spero che quando la mettono nel femminile delle vallette la appendono con una corda alle sbarre della cella sta puttana infame… e tu se sei il marito sotto falso profilo se…Altro…

Una signora interviene a moderare i commenti: siete solo dei meridionali.

Quello che le donne sono tutte: troia di merda….che tu possa marcire all’inferno insieme a chi ti ha aiutato.

L’esperto del sistema giudiziario: Magari la farà franca uscirà presto farà una comunità di recupero e poi libera….
Ma la gente che incontrerà povera lei meglio che si cambia i connotati

– al rogo

– bruciamola viva
(Due promani)

C’è anche chi prospetta l’eugenetica: Una persona malata di mente non dovrebbe mettere al mondo i figli

– Io penso che la colpa più grande ce l’abbia il marito

– Cosa cavolo c’entra il marito?

– il marito oltre a mettere il cazzo in culo non ha fatto nulla.
(Sillogismo perfetto)

Quella coi punti esclamativi: Sei la peggiore delle speci (e già: se specie è al singolare, il plurale dovrà essere speci)… Non so come definirti,ma sicuramente non sei una madre… Sperò tu marcisca in galera e che ti torturano fino alla fine dei tuoi giorniiiiiiiii !!!!!!!!!!!!

Quello che sei mignotta tu, tua madre e tua zia: Brutta puttana devi morire sia tu che quel figlio di puttana di tuo marito!!! Fate schifo bastardi di merda!!!! Meritate di morire torturati lentamente brutte merde indegne!!!

Grande troiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa se ti terrei nelle mie mani ti farei fare una brutta fine.

Che Dio ti fulmini

Un ardito posta la foto del duce; la didascalia dice: ecco chi ci vorrebbe per salvare questo schifo di paese.(se non ricordo male nell’ultima guerra i morti sono stati 50 milioni, ma non si può pretendere di più)

Quella che la tortura non basta: SE TI AVREI TRA LE MIE MANI TI INFLIGGEREI TALMENTE DI QUELLE COLTELLATE CHE NON HAI IDEA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! MA SENZA FARTI MORIRE!!!!!!!! TI FAREI SOFFRIRE TANTO FINO AGLI ULTIMI TUOI 10 RESPIRI….. POI TI DAREI FUOCO LENTAMENTE!!!!!!! UNA MORTE LENTA ED AGONIZZANTE!!!!!!! E POI TI SQUAGLIEREI NELL’ACIDO!!!!!!!!!!! PER ELIMINARE DALLA TERRA OGNI TUO RESIDUO INUTILE SUPERFLUO! CHE TU PUOI MARCIRE NELLE FIAMME DELL’INFERNO!!!!….. E TUTTO IL TEMPO CHE PURTROPPO RESTERAI SULLA TERRA, DIO TI PUNIRÀ!!!!!…. STANNE CERTA!!!!!! MI AUGURO SOLO CHE TU POSSA FARE UNA LENTA E BRUTTA FINE DATO CHE NON TE LA POSSO FAR FARE IO!!!!!!!!!!

– Purtroppo la giustizia Italiana fà questo , non ce da meravigliarsi se tra un mese o domani anche è agli arresti domiciliari ..

Mario R. (quello con cui ce l’ha la signora che è stata in carcere):
Se ci fosse giustizia in italia le teste di cazzo che stanno qua a commentare non avrebbero diritto di voto

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Ma il commento più bello a mio parere è l’ultimo e lo condivido:

“Io spero che mettano tutti voi in manicomio”.

QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO

labbra

Più che altrove, è nel discorso amoroso che il corpo sembra perdere l’anatomia, gli organi, il nome, l’ordine, la forma. Da presenza diventa assenza, da identità differenza. Lo svuotamento consente di avvicinare l’altro, di riempire di vuoto un altro corpo parimenti assente. L’innamoramento provoca uno squilibrio dell’Io e la degenerazione del corpo. La frantumazione del corpo è però qualcosa di fecondo e produttivo; è una forma di dissimulazione prima che di dissacrazione: “Sento sgretolarsi il terreno sotto il mio pensiero e sono portato a considerare i termini che adopero senza l’appoggio del loro senso intrinseco, del loro substratum personale. Meglio ancora, il punto che sembra collegare questo substratum alla mia vita mi diventa di colpo stranamante sensibile e virtuale” (Artaud, 1966). Il pensiero si frammenta, perde di consistenza, si sgretola in una sottrazione semantica e dà luogo a un’erosione profonda dell’Io, non più in grado di controllare ciò che dice o pensa. Il linguaggio inteso come struttura organizzante è fuorviante, non appartiene al soggetto ma cospira comunque alle sue funzioni. Si presenta come la dilatazione di un corpo sotto dittatura o dettatura, dominato da una mancanza radicale. E’ il vuoto che diventa parola, non l’essere che manca a se stesso. La frattura è assoluta, diventa la regola nel discorso amoroso e l’inconcliabilità tra i corpi rimane abissale. La rivolta della carne si presenta nel corpo senza organi, mentre il desiderio scorre per le fenditure cercando di colmarla: il desiderio si ritrova in questa trazione, ed è come una domanda che cerca la risposta nel corpo dell’altro.

FRAMMENTI DI

Nella donna la domanda si avverte come silenzio, in quello che non dice, nel lasciarsi perpetuare come soggetto d’amore più che penetrare. Come una mancanza che genera un eccesso di pienezza, prima che la fame prenda nuovamente il sopravvento. Per un istante la simulazione diventa assimilazione e il senso della sazietà identità. La frattura che separa un corpo dall’altro racconta qualcosa che il soggetto non riesce a sopportare. E’ l’essere che il desiderio cerca e vuole, imbattendosi in una privazione ontologica. Non il reale o l’identità, perché sono presenti da sempre; premono e esondano dal corpo come un piacere in eccesso che i significati dell’Io non riescono ad arginare.

Da Frammenti

IN BOCCA AL LUPO 

lupo

L’antifrasi “in bocca al lupo” si perde nel tempo, ed è praticamente assente nella favola. Difficile che uno scrittore, per quanto moralmente scoordinato, potesse far pronunciare alla mamma di Cappuccetto Rosso quelle parole, che a tutto richiamano meno che al buon auspicio. Ai bambini è meglio parlare chiaro e con gli adulti è meglio a volte non parlare. La lingua fornisce l’immagine del mondo e le parole delle cose, crea abitudini, relazioni, luoghi comuni. Nei luoghi comuni c’è qualcosa di simile alla verità, ma non la verità; qualcuno però crede a quel che sente e vede e allora cominciano i problemi. Un amico (una carogna, a dire il vero) mi diceva: Sei simpatico come un dito nel culo, ma conosceva la mia propensione al disincanto e un certo gusto per le sfumature semantiche. Ma il rischio c’è e dunque evitiamo. L’assenza d’ironia caratterizza fortemente la favola; la tragedia è sempre presente per quanto edulcorata come “e vissero felici e contenti”. Già i Greci distinguevano l’ironia dall’antifrasi in quanto mancante di una particolare intonazione (choris hypokriseos) che delinea appunto l’intenzione. Ai bambini si insegna a rispondere in un certo modo a una certo stimolo, gli adulti l’hanno già imparato praticando la verosimiglianza più della verità. Non c’è motivo di dire a un bimbo: in culo alla balena ed è pericoloso spingervi un adulto. Il vedere, che eccita la fantasia e produce le immagini appartiene alle categorie grammaticali, lo sanno bene i costruttori di favole. Un politico cacciaballe amava dire che bisogna parlare all’elettorato come a un bambino di cinque anni; credo alludesse al fatto che le storie (le sue e di quelli che l’avevano preceduto) irrigidiscono la lingua tanto da alimentare la credulità popolare. Non per niente i politici (a cui tutto si può contestare tranne la lungimiranza nel profondere una rudimentale grezza visione del mondo) sono generi a parte, generi elementari. Wittgenstein appuntava qualcosa di simile: E’ possibile che esistano uomini privi della facoltà di vedere qualcosa come qualcosa, [questa cosa la] chiamiamo cecità per aspetto; R.F. parte II, pag.280. Secondo un luogo comune se ti tocchi diventi cieco (e chissà se è vero), ma pure le favole hanno contribuito alla presbiopia.


(Da Per me Biancaneve… Tutto quello che non vi dicono sulle favole)

LE OMBRE DELLA PERVERSIONE

La parola perversione viene dal latino perversum e richiama a uno stravolgimento non tanto delle regole ma del senso comune o del comune sentire. La società si dà delle norme, anche nel campo sessuale e l’individuo si adegua. L’adeguamento è immediato prima ancora che mediato dalla legge che pure vigila coi suoi apparati medici piuttosto che con quelli giuridici. E tuttavia come si dice fatta la legge trovato l’inganno, perché il piacere è anarchico e dove ci sono le regole il desiderio esplode o implode a seconda dell’educazione che il singolo ha avuto. Quando implode abbiamo tecnicamente una perversione; se il fenomeno diventa sociale il rischio concreto è la rivoluzione. L’apparato medico dello Stato si mette all’opera e diagnostica una perversione di massa. Come ha fatto Massimo Recalcati rinvenendo una nevrosi tra coloro che hanno votato no a una consultazione popolare (19 milioni di degenerati). La politica perversa diagnostica la perversione nel dissenso e tutto finisce a tarallucci e vino. Le cose però cambiano, i costumi pure, l’omosessualità non è più una deviazione neanche per il DSM e quelli che erano atti fuorvianti dalle regole vengono assorbiti dalle regole stesse. Tra le stranezze attuali nel campo sessuale appunto le seguenti, con la speranza e il timore che prima o poi vengano percepite come qualcosa di normale. Anzi di naturale, che suona meglio. L’industria del sesso non da oggi ha dato una risposta a tali bisogni e l’intimo, quella che una volta era l’intimità ha finito per riempire gli scaffali dei supermercati. E non solo. Come si può vedere nel The Sex Machines Museum nella città vecchia di Praga. (E che ho raccolto in dettaglio in Consigli, amenità e facezie sopra l’esercizio del meretricio e dei lupanari.)

Insomma sfogliando l’elenco che segue e la serie di oggetti e libri acquistabili in internet si tratta di normali stranezze o di vere e proprie perversioni?

Formicofilia: il desiderio di essere ricoperto di insetti nelle parti intime. Mysofilia: l’attrazione sessuale verso persone o oggetti sporchi. Infantilismo: il desiderio sessuale nato dal bisogno di indossare pannolini e di essere trattato come un neonato. Acrofilia: eccitazione sessuale in situazioni in cui ci si trova a grandi altezze. Acusticofilia: eccitazione sessuale che deriva dall’ascolto di determinati suoni come mugolii,sospiri, canzoni, frasi o ancora una certa lingua. Agalmatofilia: attrazione sessuale per statue, bambole, manichini e altri oggetti simili. Agorafilia: attrazione per l’atto sessuale consumato in spazi aperti. Altocalcifilia: il feticismo di chi trae piacere dall’osservare o indossare scarpe dai tacchi alti. Coprolalia: devianza che porta un soggetto ad utilizzare continuamente, in modo compulsivo un linguaggio osceno e volgare. Dendrofilia: attrazione sessuale per gli alberi tale da volersi congiungere con essi. Dorafilia: feticismo a causa del quale si prova attrazione e piacere sessuale nel contatto con indumenti in pelle animale e pellicce. Macrofilia: è il desiderio di fare sesso con un gigante. Sitofilia: è il desiderio sessuale che nasce dall’unione del cibo e il sesso. Spectrofilia: è il desiderio sessuale di fare sesso con un fantasma. Parliamo di Botulinonia quando salami, salsicce e wurstel vengono usati come surrogati sessuali. Tripsolagnia: piacere che deriva da un semplice massaggio alla testa. Agonofilia: eccitazione sessuale che deriva dalla lotta o dall’osservazione di persone che combattono come nel wrestling. Amartofilia: eccitazione sessuale derivata dalla convinzione che le azioni che si stanno compiendo siano fonte di peccato e di perdizione. Anisonogamia: attrazione sessuale verso partner con grande differenza d’età, molto più anziani o molto più giovani. In ambito femminile viene definita gerontofilia l’attrazione per partner maschili significativamente più datati. Chelidolagnia: provare piacere sessuale disprezzando il partner. Aggiungerei all’elenco anche l’attrazione per Barbara D’Urso. quella davvero mi sembra una perversione. Ma tant’è…

 

 

LIBRI CURIOSI (che ho comprato in Rete)

1) Extreme Ironing – Stiratura estrema
di Phil Shaw

2) Pets with Tourette’s – Animali domestici con la sindrome di Tourette

di Mark Leigh

3) Learning to Play With a Lion’s Testicles – Imparare a giocare con i testicoli di un leone
di Melissa Haynes

4) 5 Very Good Reasons to Punch a Dolphin in the Mouth – 5 ottime ragioni per dare un pugno in bocca a un delfino
di Matthew Inman

5) How to Raise Your I.Q. by Eating Gifted Children – Come aumentare il tuo Q.I. mangiando bambini intelligenti
di Lewis B. Frumkes

6) Chi me l’ha fatta in testa?
Edito da Salani

7) Chi ha mangiato la mia fetta di pizza? Giuro su Dio che se le hai mangiate tutte sparo alla tua stupida faccia
di J. Hunter

8)  La posizione del missionario: Madre Teresa in teoria e pratica

9)Giochi che puoi fare con la tua …. L’autore forse però intendeva “pussy” nel senso di gatto

10) Tutto quel che so sulle donne l’ho imparato dal mio trattore

11) Immagini con cui non dovresti masturbarti

12) Fai in casa i tuoi sex toys

13) Il libro tascabile delle erezioni

14) Guida per principianti al sesso nella vita dopo la morte

15) Bare decorate da costruire da soli

16) Castrazione: vantaggi e svantaggi

17) Mangiare le persone è sbagliato

18) Come avere successo negli affari senza un pene

19) Cazzi e canguri (pochissimi i canguri). Aldo Busi

Mi permetto di aggiungere all’elenco due miei testi

20) Diventare gay in dieci lezioni (de rerum contronatura)

21) Non desiderare la donna d’altri. E chi dovrei desiderare, la mia? Ma l’hai vista bene?

 

lib 1lib 2lib 3lib 4lib 5lib 6lib 7lib 8lib 9lib 10lib 11lib 12lib 13DIVENTARE GAY IN DIECI LEZIONI - giancarlo buonofiglio

STRANEZZE VARIE acquistabili in internet

– Kit completo per uccidere i vampiri; 4500 dollari. La confezione contiene: una boccia di acqua santa, un paletto di avorio, il Nuovo Testamento e altro ancora

– Un fan di Britney ha visto la diva gettare a terra una gomma masticata e non ha perso tempo: l’ha raccolta, e l’ha messa all’asta su eBay. La reliquia gli ha fruttato 263 dollari

– Anima in vendita su Ebay. Prezzo 2000 dollari

– Il 22 Novembre 1963 a Dallas, Lee Harvey Oswald sparava da una finestra al Presidente degli Stati Uniti John Kennedy. La finestra da cui partì il colpo è stata smontata dall’edificio e rivenduta a 3 milioni di dollari

– Toast alla Francese lasciato da Justin Timberlake
La popstar si trovava in un hotel di New York e prima di un’intervista avanzò dalla colazione un po’ di toast alla Francese. Le due fette erano mezze mordicchiate, qualcuno le ha raccolte e rivendute a 36mila dollari

– NIENTE: un prodotto per chi ha già tutto

– Carne di unicorno

– Corno per trasformare il vostro gatto in un unicorno

– Cucce di lusso per cani: costano 200.000 euro

– Borsetta autobloccante, per impedirvi di spendere troppo

– “Kissenger”, accessorio per smartphone per baciare a distanza

– Lattine di aria inquinata, per i Cinesi che sentono la mancanza di Pechino

– Col “profumo di culo” due imprenditori si sono arricchiti

– Occhiali che simulano le allucinazioni da LSD, senza assumere tuttavia la droga

– Slip con finto pene contro i tentativi di violenze sessuali

– Preservativi per cani e gatti

– Finte mutande sporche per nascondere i soldi in viaggio

– Abito da sposa fatto con i documenti del divorzio

– Armature per criceti in vendita su eBay

 

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LE ANIME NON MORTE

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Nel discorso amoroso “tu sei tutto per me” è un’espressione che compare di frequente. Apparentemente gratificante per l’altro, rivela però una certa morbosità. Il significato di questo “tutto” compromette la stabilità della scena, mettendolo in realtà ai margini l’altro. I significati non sono semplici segni, hanno origine nella disposizione mentale del parlante e diventano di uso comune, danno luogo ad una rappresentazione della realtà; di per sé sono elementi sensibili alle ingerenze emotive e psicologiche, per somiglianza o contiguità (metafore o metonimie), per timologia o ellissi dei nomi. Possono quindi trasformare quello che è vero, rivelando una struttura paranoica; ma ciò dipende dal soggetto nella relazione che instaura con l’Altro. In essa Lacan vede amplificata la struttura di significati che non riesce a controllare, al punto che il suo essere dipende da quello che avviene nel campo dell’Altro. Nella paranoia l’Io è più parlato che parlante, è abitato e perseguitato da ciò che dice questo Altro assoluto; a dominare sono il suo automatismo e il suo linguaggio. L’attenzione del paranoico è rivolta essenzialmente all’Altro, da cui deriva il senso dell’oppressione e della persecuzione. Se la paranoia dimostra l’importanza della struttura sull’Io, nel senso che il soggetto dipende da ciò che avviene nell’Altro, l’isteria determina il desiderio come un piacere insoddisfatto. La paranoia racconta la dipendenza del soggetto dal ruolo dell’Altro, quanto l’isteria il desiderio come desiderio inappagato. Tra paranoia e isteria, rimane comunque sempre l’Io nella sua dipendenza dall’ordine dato dall’Altro. Posto così il desiderio dimostra la prevalenza nella struttura paranoica del significato sul segno, del significante che domina nella lingua e sulla realtà. Il segno è l’elemento fondamentale della comunicazione, ma è il significato ad articolare la relazione, che può essere scollata o meno dal reale sulla base della dominanza dei significanti che si muovono nell’Altro. Dopo la lezione di Jakobson, Levi–Strauss ha fornito un modello all’antropologia basato sulla linguistica strutturale e in particolare sulla fonologia. Con l’analisi del mito e poi del racconto ha concentrato l’attenzione sulla narrazione (e quindi sull’enunciazione); da cui lo sviluppo della narratologia, che puntava l’interesse sulle proprietà strutturali del linguaggio letterario, sulla sintassi delle strutture narrative e non sulla semantica o sulla rappresentazione della realtà. A sua volta R. Barthes, nell’articolo Introduzione all’analisi strutturale dei racconti, escludeva la referenza, considerandola subordinata in letteratura. La funzione del parlare o raccontare non è di rappresentare, ma di costituire uno scenario verosimile; per giustificare questa posizione Barthes rimandava a Mallarmè, sottolineando che il linguaggio si sostituisca al reale, rimarcando la sua necessità. La realtà frammentata nel linguaggio paranoico viene sostituita dal significato del “sei tutto per me”. Se sul piano linguistico e relazionale tale significato diventa assoluto e pone ai margini la realtà, su quello sessuale è devastante manifestando una natura fortemente patologica. Con la massima “il rapporto sessuale non esiste”, Lacan mostra che nel rapporto sessuale l’uomo cerca di scongiurare il godimento femminile percepito come insaziabile. Gli uomini sono angosciati dal senza limite del corpo femminile e da una domanda d’amore che si presenta senza fondo. Lacan in una lezione del Seminario XVIII (1971) afferma che per un uomo la donna è l’ora della verità, in quanto espone l’uomo a qualcosa che non può controllare. Il “senza fondo” appunto, il vuoto di un piacere illimitato. Da “tu sei tutto per me” a “sono tutte puttane” il passo è breve. Quando gli uomini affermano che la donna sia una puttana cercano di ridurre l’incomprensibilità del piacere femminile. Provano a controllare la tensione che tale infinitezza comporta. Questo tipo di linguaggio dimostra la struttura paranoica della personalità. L’uomo o ha l’erezione o non ce l’ha, una donna può fingere e recitare. L’enunciato “sono tutte puttane” è un modo per esorcizzare l’angoscia indotta dall’infinito femminile. Alcuni uomini vivono la sessualità non solo come un esercizio di dominio, ma come difesa per arginare ciò che spaventa nella sessualità della donna. L’innamoramento è l’antitesi di questo tipo di amore angosciato e semanticamente malato. E’ vita non morte, non per niente il suo anagramma è “anima non morte”. Non ancora impostato rigidamente nei significati, il significante è ancora libero di fluttuare ordinando il discorso. Non è detto che le orecchie percepiscano la parola innamoramento; nell’eccitazione scombinano le lettere per similitudine, assonanza, metafore o metonimie. E ciò che l’innamorato sente in uno scenario sano che integra l’Altro piuttosto che subirlo, non è tanto l’amore quale “sei tutto per me”, narcisistico presagio paranoico di morte (il “ritorno del morto”, R. Barthes) che si muove nelle parole, ma l’interesse per l’altro come una cosa viva, mobile, tipica appunto delle anime non morte.

Da FRAMMENTI DI UN MONOLOGO AMOROSO (L’AMORE TRA L’IMMAGINARIO E IL REALE)

SESSO E PULSIONE DI MORTE IN INTERNET

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Freud si è occupato della pulsione sessuale soprattutto in relazione alla conflittualità con l’Io, rinvenendo la causa del sintomo nel conflitto pulsionale. La libido, sostiene Freud, può assumere varie strade, fino a mutare in una ritorsione contro l’Io: trasformando l’amore in odio, il piacere di guardare in esibizionismo, il sesso in esasperazioni (spostando la relazione erotica in un altro luogo libero dal campo dell’Io, come avviene appunto in internet dove il contesto è più dinamico e meno vincolato). Oltre a trasformarsi nel suo contrario, la pulsione assorbita nell’immaginario di una relazione virtuale è libera di fluttuare volgendosi anche contro il proprio corpo, oltre che sull’Io; meccanismo non difforme, per quanto ridefinito nella modernità tecnologica, dal masochismo tradizionale. Il fenomeno può manifestarsi coi fatti e più spesso con le parole. Nel qual caso è più che mai corretto parlare di sublimazione della pulsione, spostamento dell’eros nell’altra scena, in un non luogo appunto della lingua e del discorso. La pulsione è sublimata nella misura in cui è deviata verso una nuova meta tendente all’esclusione degli oggetti reali socialmente valorizzati (il marito/la moglie, il contesto sociale). Il processo è automatico e permette un’adeguata scarica delle pulsioni sessuali e aggressive altrimenti minacciose per l’Io.

1) Sublimando il desiderio in un non luogo con non-persone di non-relazioni, la soddisfazione del piacere può avvenire senza disturbare il principio di realtà (ragione per cui spesso le persone che fanno sesso in internet non si incontrano nella vita reale; il sogno non deve diventare un bisogno e l’altro deve rimanere confinato nell’immaginario). E’ piuttosto diffuso come fenomeno; si fa sesso in rete sfogando la libido su uno schermo, con persone che sono surrogati e non vita reale. La morale è protetta dal non incontro genitale, l’Io dal non avere dato un corpo e un nome all’altro; mentre il piacere assume la forma di una letteratura, di un sogno. Tutto questo diventa inesorabilmente rimozione.

Pulsione di morte e masochismo.

Con “Al di là del principio del piacere” e “Io e l’Es” Freud introduce il concetto di pulsione di morte. La pulsione di morte si contrappone alla pulsione di vita, che comprende la pulsione sessuale e quella conservativa. L’istinto di morte non è direttamente osservabile, pur essendo dominante in alcuni soggetti. Freud lo individua nella coazione a ripetere, nel sadismo e nel masochismo che definisce primario. Come un’ecolalia nel discorso. Un masochismo che non nasce dalla paura della punizione per gli impulsi sadici ma che diventa bisogno autopunitivo. La sofferenza non deriva più dal conflitto tra la pulsione sessuale e la sua repressione, ma dal bisogno di sentire dolore, la cui soddisfazione è considerata fonte di piacere e appagamento.

2) Internet, dove la relazione viene spostata in un’altra scena, ha consentito al principio di morte una maggiore fluidità ad irrompere nell’Io senza rimozione e sacrificio pulsionale. Reich (e poi Marcuse) obietta che il discorso di Freud è viziato da un concetto destoricizzato della civiltà, configurando il principio di realtà come una mistificazione. Come in un teatro dove in scena sale finalmente il desiderio, questo tipo di relazione immaginaria originata da una pulsione distruttiva, consente tuttavia all’Io una buona aderenza alla realtà. L’adesione a un principio di realtà fragile, contaminato dalla pulsione di morte, è però precaria e virtuale. Il disagio persiste anche dopo il ritorno nella vita reale.

FRAMMENTI DI

Da Frammenti di un monologo amoroso (l’amore tra l’immaginario e il reale)

LA MANTIDE IN AMORE

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La Mantide in amore stacca con un morso la testa del compagno e la divora dopo l’accoppiamento. La decapitazione non compromette la copula, anzi la favorisce, in quanto nella testa del maschio si trova il centro inibitore dell’accoppiamento. Parimenti le matrone romane dopo essersi accoppiate coi servi spesso li uccidevano. Sul piano affettivo il cannibalismo del partner alla fine di una relazione sembra essere la regola. Quanto più è prominente la pulsione di morte, tanto più sarà necessaria la scomparsa e la fuga dall’immaginario. La morte dell’altro. Dopo l’amore illecito, pur vissuto in un’altra scena, il soggetto si dissocia a voler cancellare una zona d’ombra dall’Io cosciente. L’altro da oggetto del desiderio diventa coscienza, e portato sul piano della realtà, cattiva coscienza. Averlo presente significa ritrovarsi l’odore di zolfo sulla pelle. Spesso si sente dire con improbabili rimpianti “non voglio prenderti altro tempo”, “impossibile rimanere amici”, edulcorando il cannibalismo con un “sono a disagio con te”. Dopo il bagno nel desiderio e l’eccitazione vissuta nell’immaginario si torna insomma alla vita. A questi soggetti è necessaria la rimozione, l’abbandono, la fuga come a svegliarsi da un sogno. Vittime del narcisismo primario nella relazione, non pensano a quanto essi stessi abbiano riempito con la loro presenza l’immaginario dell’altro. Ciò che conta è la fuga, negarsi, svincolare per ricostruirsi una verginità morale. Nulla è stato reale, l’Io mantiene una certa stabilità, il contesto sociale è salvo e la colpa è cancellata con un atto di cannibalismo.
FRAMMENTI DI
Da Frammenti di un monologo amoroso (l’amore tra l’immaginario e il reale)

I MOSTRI DIETRO AL PC /articolo 2°

Se parli male ragioni male e ti comporti peggio. La grammatica non è qualcosa di marginale, è l’ordine che diamo al pensiero. I commenti che si leggono nella pagina di Valentina V. (la giovane donna che è accusata dell’omicidio del figlio) rilevano un dato statistico interessante: le elaborazioni più volente hanno una sintassi prescolastica, tradiscono la sindrome da deficit fonologico e disprassia verbale ad andamento paranoide e un vocabolario che non va al di là delle 50 parole. Niente a che vedere con le grammatiche del quotidiano dei contadini e degli operai del dopoguerra. Quella italiana è una lingua viva, evocativa, sensibile alle flessioni territoriali; gli uomini delle campagne la modulavano con competenza e profondo rispetto per le parole. Nella lingua ordinavano il quotidiano e si davano delle regole. Mi pare invece che questa analfabetizzazione di ritorno, sgrammatica e decomposta, gutturale prima che compiuta nelle forme adulte della comunicazione, fortemente contaminata dal t9 e e da un uso disinvolto di una tecnologia che non si padroneggia sia qualcosa di profondamente diverso. Certo c’è anche chi si cimenta in sottili questioni teologiche: “Dio? Dove era in quel momento?” A cui segue la sentenza implacabile: “Dio non esiste”. Teologia negativa dunque, onore al merito. Articolare vuol dire ragionare, vedere le cose da diversi punti di vista, attingere da un dizionario disomogeneo e variegato. Qua siamo invece alla rigidità del pensiero e della lingua. Se conosci cinquanta parole vedi solo 50 cose e il mondo diventa infinitamente piccolo. Sempre in termini teologici c’è anche la “buonista” (la chiamano così i cattivisti): “Chi non ha peccato scagli la prima pietra”. L’argomentazione è forte e meriterebbe due righe in risposta; e infatti arrivano: “Sei qualche parente x caso . La devono ammazzare a sta troia”. Argomento inconfutabile e allora si procede oltre. “Lurida troia”, “bastarda”, “In galera le faranno festa .. !!! Trasferitela a Palermo noi sappiamo cosa farne”. Qua abbiamo proprio uno spostamento verso la filosofia pratica, perché le parole non bastano più e perlamiseria la preda va data in pasto al branco: “Non ha avuto pietà per il bimbo perché dobbiamo averne noi per lei?”. Il noi fa ovviamente riferimento a un’identica percezione delle cose, alla medesima storia culturale, allo stesso linguaggio: noi, i buoni, siamo nel giusto e perciò giustiziamo- E’ una questione logica: se sono nel giusto, giustizio e inculo alla legge, la legge siamo noi. E allora il gruppo si ricompone: “Io butterei ii dal balcone questa e la pena che devi pagare brutta stronza😬😬😬😬😬“, “Ma che dici … Nn capirebbe niente … deve essere bruciata viva”. La regola della comunicazione (in questa come in altre discussioni) sembra insomma consolidata: uno parte con l’aggressione e la minaccia e presto arriva un simile a dare il contributo. I simili, come i coglioni, vanno sempre in coppia e fanno gruppo. Dove c’è un gruppo ci sono tanti “simili” e nella pagina di questa signora (come anche altrove) i “simili” davvero non si contano.

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