Cari neoliberalfascisti Cinquestelle: eravate partiti con la Gabanelli, Rodotà, Zagrebelsky; avete fatto le barricate per il reddito di cittadinanza; eravate per le rinnovabili, per l’ecosostenibilità; con Gino Strada e per la tecnologia al servizio della democrazia; avete riempito le piazze al grido “onestà”; giuravate guerra all’Ilva e al Tav; vi battevate per i diritti civili e per quelli sociali. Ora ci ritroviamo la Rai militarizzata da una destra incivile, la terra da zappare per le coppie fertili, un reddito di sudditanza che fa disonore alla povertà, le spese morali (e poi chi cazzo è Di Maio per dirmi come devo spendere i soldi?), Lino Banfi, la Cuccarini, Rita Pavone, la democrazia diretta (studiate bestie, quella non è più democrazia, ma fascismo), la democrazia al servizio della tecnologia (dell’azienda del vostro capo), la guerra alla Francia, all’Europa, ai rom, agli omosessuali, alle famiglie alternative e troppe ancora ce n’è. Volevate cambiare il mondo e ci avete consegnato un’Italia incarognita, razzista, povera, con più debito, che ha paura e si difende con le pistole, inquinata e corrotta come una puttana di Caracas. Dopo un esercizio trentennale della professione. Questo comunque si sapeva. Ma che ora giochiate al poliziotto buono con Salvini non va bene, cari neoliberalfascisti, non siete credibili. Alle europee risparmiateci la campagna sui diritti civili, quelle sono cose serie. Siate onesti davvero, per una volta, e presentatevi col vostro alleato; che non è diverso da voi, che è come voi, che con voi e come voi sta trascinando il Paese nella merda.
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. Gli ossimori di Salvini
«Donazione di sangue obbligatoria a scuola»
Adoro quest’uomo, come tutti quelli che si trovano nel posto giusto a dire la cosa sbagliata. Mi piace il suo qualunquismo, la demagogia, persino la sua inconsapevolezza ha qualcosa di poetico. Tre idee in testa, sgrammaticate, sostenute però con la caparbietà di chi non padroneggia i contenuti del pensiero e della lingua. Con la pertinacia di difendere l’indifendibile e tuttavia col candore di chi davvero non capisce. Sguardo spento, non tradisce alcuna articolazione, come coloro che si portano dentro un dolore profondo e non traspare che quello. Un’idea fissa, la rigidità di un pensiero che latita; è come prigioniero della propria identità. Vorrei dire della sua storia, ne avrà pure una al di là quella passata nei palazzi del potere. Limitato il tanto che basta per far carriera, riluttante, violento nel modo corretto per fomentare il rancore nel suo elettorato. Razzista, ma pare essere una virtù. Mi piace perché ha la faccia tosta di presentarsi come il nuovo; mi piace quel continuo monito alla legalità urlato dai banchi di un partito che qualche problema con la giustizia pure l’ha avuto. Mi piace per il tono aggressivo che hanno quelli del popolo e mi piace quella rabbia mai sommersa in un uomo che vive delle istituzioni, con quel che ne consegue sul piano dei privilegi. C’è una strana incoerenza in quest’uomo e mi piace. Mi piace il suo linguaggio elementare, minimo, disartrico per inadeguatezza a una lingua più complessa; quello delle case popolari, della provincia, delle borgate. E dei manicomi.