Muore chi si gira dall’altra parte, muore chi non protesta, muore chi non parla quando deve e tace quando può. Muore chi non si fa domande, chi non ha dubbi, muore chi ha fede in qualcosa, perché un uomo che spera è un uomo che ha smesso di chiedere giustizia. Muore il giusto tra l’indolenza, il colto che non ha voce, chi sa ma non piace, chi ha smesso di sognare. Muore chi si mette dalla parte del forte, chi ha paura. Muore il bambino negli occhi dell’adulto. Muore chi non sorride, chi non capisce, chi nel vicino vede un nemico, Nelle scuole e in sacrestia; dove c’è uno stato o una chiesa si muore. Muore chi confonde la verità con la morale, la giustizia con la legge, la felicità col consumo, il piacere con l’amore. Si muore nelle famiglie, in tante troppe famiglie. In questo Paese, più che altrove, si muore; nel silenzio, nell’incuria, nell’insofferenza, nel malaffare legittimato dalla legge. Per l’egoismo di chi ha il potere, ma anche per l’inedia di chi lo subisce. Quando si abbassa il livello, quando lo stato diventa un nemico, quando le parole smettono di raccontare e il poco diventa abitudine. Muore chi cerca la libertà nel torbido, chi si apparta per essere felice, chi nasconde un sentimento o una passione. Muore chi si incatena a un’idea, a un Dio, a un’etica, a una fede o un pregiudizio. Muore chi non ha mai vissuto, chi non afferra la vita, che passa come se non fosse sua, come se non gli appartenesse. Muore chi non se ne va, chi non si muove, chi resta fermo, chi non s’è mai perduto. Muore chi si è seduto. Muore solo chi non ha mai veramente vissuto.
I MORTI DELLA REPUBBLICA
Muore chi non se ne va, chi non si muove, chi resta fermo, chi non s’è mai perduto. Muore chi si è seduto. Muore solo chi non ha mai veramente vissuto.